Dal 9 febbraio le API Twitter utilizzate per monitorare in via programmatica i Tweet e acquisire i dati di ascolto, essenziali in strategie di Marketing (e non solo), non saranno più disponibili anche in modalità FREE.

Solo il 18 dicembre scorso Elon Musk comunicava che decisioni sui principali cambiamenti di policy della piattaforma sarebbero stati sottoposti a votazioni. Votazioni che a parte riguardare la scelta di dove posizionare la nuova icona delle visualizzazioni all’interno del layout dei tweet (sinistra o destra?), non sembrano aver riguardato una scelta così fondamentale (ed etica) come quella dell’accesso ai dati.

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Dopo il pagamento richiesto per gli account certificati, la nuova proprietà di Twitter punta quindi a monetizzare anche su questa funzionalità della piattaforma. Facendolo con un preavviso di soli 7 giorni, senza indicare i nuovi costi, e creando confusione tra tutti i fornitori di dati che non sanno come impatterà questa novità sui loro progetti di web e social media listening attualmente in corso.

Da più di 10 anni forniamo servizi di web e social media intelligence per aziende e Istituzioni, e non solo per attività di marketing e quindi siamo abituati ad una logica commerciale sui dati. Ma sono diversi i progetti che nel tempo hanno riguardato anche scopi sociali, come il monitoraggio dell’hate speech, di forme di discriminazione e di violenza di genere online. Progetti ai quali siamo stati orgogliosi di partecipare e che con le API gratuite sono potenzialmente aperti anche a Università, giovani sviluppatori e a forme di cittadinanza attiva, che con la nuova modalità di accesso a pagamento verrebbero fortemente scoraggiate.

Se in questo scenario si considera poi la delicata questione di Google Analytics che sta spingendo diverse aziende ad adottare (giustamente) soluzioni GDPR compliance a pagamento (Matomo, Google Analytics server side, ecc), quello dell’accesso al dato strategico sta diventando un aspetto che in un budget di comunicazione e marketing dovrà ormai essere considerato come una vera e propria voce di investimento. Che non tutte le aziende, o gli operatori che lavorano con i dati, potranno però permettersi.