20/12/2023
In Italia, la rete familiare e quella degli amici rappresenta la modalità più diffusa per la ricerca del lavoro. Secondo gli ultimi dati ISTAT, infatti, più del 75% delle persone si è affidata a canali di natura informale per trovare un’occupazione. Meno del 20% dei cittadini si rivolgono ai Centri per l’Impiego (la media europea racconta una storia diametralmente opposta), e principalmente si tratta di ex-occupati o di inattivi con esperienza lavorativa, quindi si parla di individui appartenenti a una fascia di età più avanzata.
Risulta quindi evidente che i CpI non godano di un rapporto fiduciario da parte di cittadini e lavoratori, e tale sfiducia si basa sostanzialmente sulla scarsa o nulla comunicazione dei CPI e le modalità farraginose di accesso ai servizi nonché una mancata costante informazione che tenga vivo il rapporto con gli utenti.
Quindi perché i CpI in Italia comunicano poco o non comunicano per niente via social?
Una delle risposte potrebbe risiedere nella complessità di strutturare un workflow che includa realtà territoriali spesso tra loro differenti. Ogni CpI offre servizi specifici, organizza attività su tematiche differenti, partecipa a eventi singolarmente. Creare dunque un flusso che permetta di raccogliere tutte queste segnalazioni dando la giusta visibilità ad ogni attività senza però trascurare le realtà più piccole significa materialmente individuare tanti referenti quante sono le sedi e far sì che ciascuno racconti la propria storia pur mantenendo un’omogeneità strutturale.
Questa è la prima sfida che kapusons ha affrontato nel 2020, quando ha partecipato e ha vinto la gara indetta dalla Regione Marche per la gestione social dei 13 CpI presenti sul territorio.
La prima fase di progetto ha dunque riguardato l’analisi del contesto di riferimento.
È stato fondamentale conoscere le realtà: comprendere quali sono le attività che vengono svolte dai CpI, identificare le problematiche più comuni che quotidianamente vengono affrontate, individuare le potenzialità da comunicare. Terminata questa prima fase, è stata individuata una strategia mirata al definire gli obiettivi interni, quindi di organizzazione delle attività, gli obiettivi delle piattaforme social, sono stati individuati i target di riferimento e definito un posizionamento chiaro e molto riconoscibile.
L’organizzazione delle attività quotidiane ha previsto l’individuazione di un referente o di una referente per ciascuna delle 13 realtà, responsabile della segnalazione di attività, eventi e delle principali offerte di lavoro presenti sul territorio. A partire da queste segnalazioni, la cabina di regia ha definito di mese in mese un piano editoriale declinato sulle esigenze specifiche di ogni piattaforma, armonizzato da un’identità visiva forte.
In meno di due anni dall’apertura delle prime pagine social, i risultati parlano da soli:
- Facebook: oltre 8.500 “Mi piace” e oltre 9.250 Follower
- Instagram: oltre 2.300 Follower
- Linkedin: circa 1.400 Follower
- Telegram: oltre 850 iscritti al canale
- YouTube: oltre 70 iscritti
Il numero di follower è quasi totalmente organico: non era infatti previsto da progetto lo stanziamento di denaro da destinare a campagne di ADV.
I vantaggi che la comunicazione social ha portato ai CpI sono stati talmente evidenti ai dipendenti in primis che la partecipazione al reperimento e alla produzione di contenuti sono stati massivi.
La comunicazione social ha apportato numerosi vantaggi ai CpI, evidenziati da una massiccia partecipazione dei dipendenti alla produzione di contenuti. Oltre 70 attività mensili, più di 80 offerte di lavoro, testimonianze video di cittadini e aziende e dirette social sul mondo del lavoro sono solo alcune delle iniziative pubblicate regolarmente.
Questa partecipazione straordinaria dimostra come il personale pubblico, quando coinvolto e motivato, rappresenti una straordinaria risorsa di competenze e passione da coinvolgere all’interno di una strategia di comunicazione.
Una comunicazione efficace sui social media può rivitalizzare il rapporto tra i CpI e la comunità, dimostrando che la trasparenza e l'accessibilità possono essere le chiavi per ristabilire la fiducia e rendere i servizi per l'impiego più rilevanti e utili per tutti. La trasformazione digitale dei CpI è un esempio positivo di come l'innovazione possa generare impatti significativi, mettendo al centro le esigenze dei cittadini e contribuendo a creare un sistema più efficiente e inclusivo per la ricerca del lavoro in Italia.