GRANDE PESCARA horror story (1)
La mia città è Fatboy
(due cameriere dal ventre a riposo)
una casa di vetro e pensieri.
La mia città
sono quattro assi
attrezzati alla meno peggio,
un po' più a nord del sud,
un po' più a sud del nord.
La mia città
sono tubi e fogne,
e casse zigrinate
di condizionatori a norma.
La mia città è
una pizzeria che ha cambiato gestione
e una vecchia che ricuce i nipotini
tornati dall'underground.
Guarda - se puoi -
il suo fiume che scorre al contrario,
il cuore viola
delle panchine a idrogeno
dove ti piaceva svernare,
conciata come una badante distratta.
Poggia il tuo culo cattolico
su di me,
perchè la mia città
sa intonarsi al natale
sa intonarsi agli scogli.
Cura il sonno delle lucertole,
la quiete dei corvi.
Vive in me
come un testamento
(invisibile)
l'insolito caso che sia mia
(disabitata dai giorni).